In una valle tra le montagne della Serbia, nel 300 d.C., i Romani costruirono una città in onore dell’imperatore Gaio Valerio Galerio Massimiano, nato nella zona. Questa città, chiamata Felix Romuliana, attuale Gamzigrad, ospitava un tempio dedicato alla dea Cibele, orientato in modo diverso rispetto alle altre costruzioni. Gli studiosi di acustica pensano che gli antichi progettisti abbiano disposto il tempio di Cibele, nel quale venivano effettuati sacrifici animali, in modo da sfruttare il suono ipnotico e le vibrazioni dell’acquache scorre sotto terra nei dintorni.
Gli archeologi hanno utilizzato quelli che chiamano strumenti archeoacustici ed i sensori elettromagnetici ed hanno accertato che il tempio di Cibele di Felix Romuliana era orientato in direzione di vibrazioni e sonorità a bassa frequenza emanate da un flusso d’acqua. Questi suoni a bassa frequenza avrebbero influenzato le onde cerebrali dei partecipanti ai riti e sarebbero stati di sollievo alla psiche.
I ricercatori ritengono che Romula, madre di Galerio, che abitò in questa città fino alla morte, utilizzasse veggenti per divinare il percorso delle acque e che, con la “consulenza” di costoro, fece costruire, in seguito, il tempio di Cibele vicino alla sorgente di queste acque. I suoni e l’oscurità nella quale i fedeli venivano a trovarsi durante la celebrazione dei riti, sicuramente devono aver creato un clima di eccitazione tra i presenti.
Il tempio di Cibele è l’unico, all’interno della città, a non essere orientato sull’asse est-ovest, secondo la tradizione romana. Gli archeologi sono sicuri che gli antichi costruttori fossero a conoscenza dell’effetto dell’influenza delle basse vibrazioni sul cervello umano.
Galerio e Romula sono sepolti nei pressi della città, su una collina sacra che, nel 1500 a.C., era stata un luogo di sepoltura. Si tratta della collina di Magura, dove è stata scavata una necropoli dell’Età del Bronzo. Galerio venne divinizzato proprio su questa collina, dopo la sua morte. Venne, in seguito, onorato in un tempio a lui dedicato a Felix Romuliana, mentre la madre veniva adorata come una dea in un altro tempio. Sulla collina di Magura, tra il 1989 e il 1993, sono stati messi in luce due mausolei e due monumenti commemorativi alla coppia imperiale e sul versante sudest dell’altura, lungo la strada che conduce alla città, sono stati trovati i resti di un imponente tetràpylon, costruiti tutti in un periodo tra il 305 e il 311 d.C..
Il mausoleo in cui fu sepolta Romula è a pianta quadrata mentre quello di suo figlio Galerio ha pianta poligonale. Entrambi furono demoliti e saccheggiati durante il V secolo d.C.. Sotto i tumuli sono stati rinvenuti vasi d’argento deformati dal fuoco e monete d’oro, identificati come i resti di una pira (il rogus consecrationis).
Gli autori antichi affermano che Galerio visse raramente nella città a lui dedicata, mentre sua madre Romula vi abitò stabilmente. Costei era solita adorare, sulla collina di Magura, divinità non romane, ed era, anche, una fervente seguace dei riti di Cibele.
Quali erano le divinità adorate da Romula? Lucio Cecilio Firmiano Lattanzio, storico del tempo, fa cenno soltanto a riti misteriosi che definisce nocivi sia per Romula che per gli accoliti di queste divinità. Cibele, alla quale si riferisce, probabilmente, lo storico, era la Grande Madre dei Frigi, una divinità della natura i cui seguaci praticavano riti orgiastici. I Greci identificarono Cibele con la loro dea Madre Rhea. Il culto di Cibele venne introdotto a Roma nel III secolo d.C.
Romula era, dunque, una sacerdotessa di Cibele. Con i seguaci della dea, la madre dell’imperatore sacrificata tori fuori dal tempio e altri animali all’interno dello stesso. Romula e gli altri fedeli usavano, poi, bagnarsi con il sangue delle vittime. I sacrifici all’interno del tempio non erano un uso romano. Si credeva che i riti di Cibele fossero collegati strettamente al culto imperiale. Il tempio di Cibele a Felix Romuliana, però, ha una fossa sanguinismolto piccola che non consentiva certamente di porvi un toro. Probabilmente l’animale sacrificato, hanno accertato gli studiosi, era un altro, diverso da quello stabilito nella tradizione romana.
Felix Romuliana è citata in due fonti storiche: le Epitomidel cosiddetto pseudo-Vittore (360 d.C.), in cui si afferma che Galerio Cesare (Cesare dal 293 al 305 d.C. e Augusto dal 305 al 311 d.C.) era nato e venne sepolto in una località che egli chiamò Romulianum, dal nome della madre Romula; e nel De Aedificiis di Procopio (553-555 d.C.) che cita Felix Romuliana solo di sfuggita, comprendendola nella lista delle città restaurate da Giustiniano.
Per molto tempo l’esatta ubicazione di Felix Romuliana è rimasta sconosciuta. Scavi sistematici iniziati nel 1953 a Gamzigrad hanno portato alla scoperta di un monumentale complesso architettonico, circondato da mura poderose e costruite in due riprese. Nel 1973, quando venne scoperta una struttura identificata come tempio-mausoleo, gli archeologi avanzarono l’ipotesi che Camzigrad fosse la misteriosa Felix Romuliana, ipotesi che venne confermata nel 1984 dal ritrovamento di un blocco di pietra che, un tempo, era coronamento di un archivolto, con l’iscrizione Felix Romuliana.
L’area su cui sorgeva la città era trapezoidalee si estendeva su circa sei ettari di terreno. L’ingresso principale era sul lato est, verso il quale erano orientate le facciate di tutti gli edifici posti all’interno delle mura. Gli archeologi hanno identificato con certezza solo un asse stradale orientato est-ovest. La stratigrafia di Felix Romuliana è piuttosto complessa e ricca di reperti archeologici che hanno permesso di distinguere quattro fasi di vita della città: residenza imperiale (fine del III primi due decenni del IV secolo d.C.); centro ecclesiastico e luogo di riparo (seconda metà del IV secolo e prima metà del V secolo d.C.); insediamento protobizantino (metà del V secolo fino ai primi decenni del VII secolo d.C.); città medioevale.
Fra i tratti della cinta muraria portati alla luce è notevole quello della porta occidentale, fiancheggiata da torri ottagonali e da una parte del muro di recinzione occidentale con una torre quadrangolare e un porticato. Sono state ritrovate anche porte monumentali con facciate riccamente decorate dal punto di vista architettonico.
All’interno delle mura l’area più importante era destinata a due templi: uno, quello di Cibele (alcuni ritengono fosse dedicato a Libero e Libera) nel settore nord, su un alto basamento con una cripta cruciforme sotto la cella; l’altro nella parte centrale del settore meridionale, del quale si è conservato solo il basamento di 4 metri di altezza, contenente una doppia cripta. Le sculture rinvenute nei pressi di quest’ultimo (parte di una statua imperiale colossale e le statue di Giove e di Ercole) fanno pensare che la cella fosse riservata al culto dei tetrarchi, che si identificavano con Giove e con Ercole.
La città di Felix Romuliana mantenne la sua funzione originaria per un breve periodo. Alcuni edifici vennero ricostruiti già nel IV secolo d.C.. La sala centrale di un palazzo venne riadattata a basilica cristiana con una navata centrale e due laterali. Felix Romuliana mantenne, comunque, la sua funzione di rappresentanza almeno fino al V secolo d.C., quando tutti gli edifici all’interno della cinta muraria vennero incendiati e demoliti con tutta probabilità dagli Unni. Felix Romuliana venne ricostruita nei decenni successivi ma ebbe un aspetto diverso, con edifici di proporzioni molto più modeste dei precedenti. Persino le chiese vennero edificate con materiale più povero, con mattoni spezzati e pietrame e senza alcuna decorazione architettonica.
La terza chiesa del complesso urbano venne costruita verso la fine del VI secolo d.C. con mezzi molto limitati e venne completata solo in parte. Nel corso di questo secolo Felix Romuliana era solo un modesto insediamento agricolo privo di una vera e propria struttura urbana.
Agli inizi del VII secolo d.C. venne abbandonata a causa dell’arrivo degli Avari e degli Slavi e rimase deserta fino all’XI secolo, quando vi si insediarono i Serbi.
da oltre-la-notte.blogspot